Firma la petizione “Forlanini ai cittadini”

Il Coordinamento dei Comitati, delle Associazioni e dei Cittadini per il FORLANINI BENE COMUNE-PROPRIETA’ PUBBLICA,  costituitosi  da oltre due anni è impegnato a promuovere una campagna di sensibilizzazione, anche attraverso una petizione on-line, per chiedere che l’ex Ospedale Carlo Forlanini  di Roma, sia riconvertito in struttura socio-sanitaria. In particolare si chiede  di istituire un TAVOLO partecipato di confronto e di proposte condivise per la valorizzazione e la fruibilità di questa struttura da parte dei cittadini dei territori interessati.

Il Forlanini, soggetto a vincolo dal Mibact, con la sua superficie di 280mila metri quadri, un parco monumentale ricco di piante pregiate e rare, 2 teatri, una chiesa, un Museo Anatomico unico nel suo genere, persino un lago sotterraneo, non può essere privato della sua identità per fare “cassa”. Nel 2006, infatti, la Regione Lazio, per ripianare il debito accumulato, ha dismesso l’Ospedale Forlanini, eccellenza del territorio e vanto Nazionale per le patologie respiratorie fin dal 1934.

Da 10 anni, nonostante validi progetti presentati per la riconversione del complesso ospedaliero in struttura socio-sanitaria e le richieste dei cittadini, questo patrimonio pubblico è stato abbandonato all’incuria e al degrado. Nel Dicembre 2016, una delibera approvata dalla sola Giunta Regionale ha trasformato il Forlanini da “Bene indisponibile” a “Bene disponibile” (alla vendita).

La Regione Lazio ha recentemente indetto un Bando di consultazione on-line per dare “voce” cittadini, che tuttavia permette di  esprimere una sola opzione e mette a disposizione solo 20.000 metri quadri, del tutto  inadeguati rispetto ai fabbisogni e alle richieste del territorio interessato.

Il nostro obiettivo è quello di impegnare le Istituzioni ad accogliere le seguenti istanze principali :

1) abbattimento dei fitti passivi in campo sanitario (distretti, poliambulatori, 118) e istituzionale (Municipi  e Pubblica Sicurezza), con vantaggio per le casse regionali;

2) creazione di una RSA pubblica;

3) creazione di spazi per fini Culturali e Sociali, come occasione di nuovi posti di lavoro per i giovani;

4) valorizzazione del Museo Anatomico;

5) fruizione pubblica del parco;

6) reinserimento dei Corsi di Laurea per le professioni sanitarie

7) proposta di inserimento di questa struttura fra i Beni del Patrimonio Unesco

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Questa petizione sarà consegnata a:

  • Presidente Della Repubblica Italiana
    Sergio Mattarella (Presidente Della Repubblica Italiana)
  • Ministro della Salute
    Beatrice Lorenzin
  • Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
    Dario Franceschini

Sottoscrivi la petizione

 

Il XX secolo a Monteverde (contributo di Schoolzerouno De André Roma)

Monteverde Vecchio fu destinato da subito a zona residenziale e sorsero ville ai due lati di Via Alessandro Poerio, che negli anni 20 costituiva l’arteria principale della zona, mentre nelle vie limitrofe, come Via Fratelli Bandiera, Via Felice Cavallotti, Via Lorenzo Valla ecc., nacquero le palazzine, che permisero una più ampia speculazione edilizia, speculazione che andò via via intensificandosi in accordo col nuovo piano regolatore fascista del 1931 che prevedeva il massimo sfruttamento possibile dei terreni.
L’INCIS (Istituto Nazionale Case per gli Impiegati Statali) urbanizzò Via Giacinto Carini che sostituì ben presto la più aristocratica Via Poerio. Analogamente a quelli di Via Poerio sorsero negli anni í20 i villini della Circonvallazione Gianicolense (che ancora non era tracciata) e delle vie limitrofe. L’odierno Largo Ravizza, allora ingentilito da molti alberi, costituiva il centro del nuovo quartiere. Altre abitazioni di tipo residenziale si trovavano nella zona compresa fra le odierne Stazione di Trastevere e l’Ospedale San Camillo.

Anche questi villini erano abitazioni a due piani, circondate dal verde dei loro stessi giardini. Le famiglie che costruirono qui si costituirono in cooperativa, la quale poté acquistare il terreno ed usufruire di un prestito statale venticinquennale, ad un tasso particolarmente vantaggioso, a condizione che i costruttori si attenessero ad alcune regole di decoro e di economia: un solo ingresso, un unico bagno, una zona verde di rispetto attorno alla casa. Gli abitanti di questi villini erano funzionari statali, anche di alto grado.

Per quanto concerne la zona degli ospedali, va ricordato che negli ultimi anni fra il 1925 e il 1935 si destinò l’area all’edificazione delle strutture sanitarie, vista l’eccezionale salubrità del luogo; iniziò così una prima, massiccia urbanizzazione di quello che fino a quel momento aveva costituito un angolo semirurale della capitale.
L’Ospedale San Camillo, progettato nel 1919 e all’epoca intitolato alla Vittoria (si era al termine della I Guerra Mondiale) soffrì della mancanza di fondi e dovette aspettare gli anni del Fascismo, tra il 1929 e il 1931, per poter essere ultimato e intitolato, ovviamente, Ospedale del Littorio.
La costruzione dell’Ospedale chiamò in zona un gran numero di operatori sanitari, per i quali vennero costruiti i primi, grandi palazzi sulla Circonvallazione. Queste nuove abitazioni erano caratterizzate dalla presenza di piccole unit� abitative, nessuna zona di rispetto adibita a verde, insomma, avevano le caratteristiche della corrente edilizia popolare.

Accanto all’Ospedale del Littorio, sorsero negli stessi anni il Carlo Forlanini, dal nome dell’inventore del pneumatorace (la macchina che mette a riposo uno dei polmoni malati, immobilizzandolo fino alla guarigione) e il Lazzaro Spallanzani, specializzato nelle malattie infettive, una sorta di moderno lazzaretto, costruito a tempo di record per il timore che la terribile epidemia di colera scoppiata a Napoli potesse propagarsi alla vicina capitale.
Come si può immaginare, anche questi ospedali, con il loro esercito di medici ed infermieri, richiesero la costruzione di nuove abitazioni

 

Articolo sul Forlanini di Valentina Conti su “iltempo.it”

Roma, 10/5/2016

Quel reparto d’eccellenza accerchiato dai disperati.

Medicina nucleare è rimasto attivo.

Vive. Tra montacarichi luridi bloccati, sterpaglie, rifugi di clochard, padiglioni sconquassati. Continua il suo lavoro nell’ex ospedale chiuso di cui su queste pagine, da anni, abbiamo denunciato di tutto. Al Forlanini c’è ancora un reparto: Medicina Nucleare. L’unico rimasto in piedi perché impossibile da trasferire al vicino San Camillo – dove si sono individuati i locali adatti – per un solo motivo: la mancanza di fondi necessari per i lavori di ristrutturazione. Sta lì, al piano terra del settore H. Per accedervi dall’ingresso principale dell’ex nosocomio oltrepassiamo il corridoio horror a pezzi con le mattonelle della pavimentazione saltate, le stanze piene di materiali alla deriva e scendiamo giù oltre la rampa di scale. Il rumore dei nostri passi irrompe nel silenzio. Due le porte d’ingresso: una per il pubblico sotto l’arco all’esterno nella desolazione, l’altra per gli operatori sanitari. Si prenotano visite: ieri all’accettazione c’era la fila. Non ci sono degenti, ma l’attività prosegue. All’interno dell’ospedale fantasma.

Tempo fa anticipammo il possibile spostamento del reparto all’Ifo, poi si andò sul San Camillo. Sono stati presentati progetto e relazione in Regione, ma su quando avverrà il trasferimento nessuna certezza. D’altronde, il direttore generale dell’azienda ospedaliera Antonio D’Urso l’anno scorso rimarcò a Il Tempo : «La tempistica non sarà breve». Nella struttura rimangono pure il magazzino della farmacia, il Museo anatomico e, sull’altro versante, il corso di fisioterapia infermieristica. Il parcheggio è pieno di auto: «Parcheggia il personale del San Camillo, il pomeriggio anche le mamme che vanno a prendere i figli a scuola qui vicino», dice una signora che incontriamo, avvertendoci: «Stia attenta ai barboni»; «Abbiamo trovato sangue per terra nei padiglioni, la notte è una lotta», hanno raccontato gli operatori sanitari ai microfoni di Striscia. Ieri pomeriggio, in un incontro promosso dal Coordinamento Proprietà Pubblica-Bene Comune che riunisce tutte le associazioni a tutela del Forlanini, a cui hanno preso parte medici, urbanisti, economisti, cittadini, è stato messo nero su bianco un progetto per conservare la proprietà pubblica della struttura puntando sulla caratterizzazione socio-sanitaria, «tema rispetto al quale non c’è molta partecipazione istituzionale».

Una proposta partorita della società civile che farebbe risparmiare tanto alla Asl Roma 3. Come? Incamerando i 5 presidi della Asl per cui si spendono in affitto 3 milioni di euro l’anno, gli uffici amministrativi dell’Ares 118 che costano un milione di euro, le residenze sanitarie assistenziali (320 i posti letto possibili da ricavare), Case della Salute. E poi realizzando un centro culturale, spazi sociali di quartiere, un parco pubblico e una scuola di giardinaggio sfruttando il verde. Non solo. Il presidente dell’associazione Forlanini Domani Onlus, Lucio Mango ha suggerito «la creazione di una struttura culturale multietnica interreligiosa per il colloquio tra i popoli e, all’interno, di un Ostello della Gioventù».

La Presidente del Municipio sul Forlanini

Nell’incontro con la Presidente Cristina Maltese che si è svolto ieri 5 febbraio, un’attenzione particolare è stata riservata al discorso del Complesso del Forlanini.
La Presidente ci ha comunicato che durante l’incontro del tavolo tecnico con l’Assessore alle Politiche di Bilancio, Patrimonio e Demanio della Regione Lazio Alessandra Sartore, l’assessore stesso ha confermato l’intenzione di mettere in campo un progetto complessivo di pubblico utilizzo. Il Forlanini potrebbe diventare una cittadella della pubblica amministrazione.
Il nostro Municipio avrà uno spazio di 6000 mq + i teatri.
Per il Museo, dopo le proteste che abbiamo effettuato come Coordinamento “Forlanini Proprietà Pubblica Bene Comune” , l’assessore si è resa disponibile a mantenere sia il Museo che il Gattile all’interno del Complesso Forlanini.
Al più presto l’Assessore incontrerà il Coordinamento.
Siamo soddisfatti di questo primo importante risultato ottenuto, anche se consapevoli che la battaglia è appena cominciata e che noi proseguiremo con molto entusiasmo consapevoli che i cittadini la condividono con noi. Stiamo mettendo a punto un nostro progetto in vista dell’incontro. Siamo disponibili a suggerimenti ed approfondimenti. Il Coordinamento si riunisce nella sede del Comitato di Quartiere Monteverde Nuovo Via Pietro Cartoni 1 cell: 3911335486.

Il  Museo del Forlanini  non si tocca

Il Museo del Forlanini non si tocca

L’Università la Sapienza vorrebbe spostare la sede del Museo anatomico del Forlanini presso il Policlinico. Questo contrasta con il Codice di tutela dei beni culturali art. 20 Il Coordinamento “Forlanini proprietà pubblica, bene comune” nella riunione del 28 gennaio ha deciso di opporsi a questo ulteriore smaltellamento (peraltro costoso) e impoverimento del patrimonio culturale del Forlanini e di attuare un fash mob il 3 febbraio alle ore 9 in occasione del sopralluogo di un esperto che deve valutare le procedure per il trasferimento.
In occasione degli “Stati generali del sociale del Municipio XII” il Coordinamento farà un intervento e presenterà una nota per chiedere un impegno specifico dal Municipio XII ed un incontro con la Regione Lazio.
I cittadini , i comitati, le associazioni sono invitate ad attivarsi e partecipare

Il Museo del Forlanini non si tocca

Mobilitazione permanente contro i predoni del Museo anatomico, contro gli ignavi che hanno messo in ginocchio il Forlanini, contro il vuoto di idee e le menzogne raccontate ai cittadini