Monteverde Vecchio fu destinato da subito a zona residenziale e sorsero ville ai due lati di Via Alessandro Poerio, che negli anni 20 costituiva l’arteria principale della zona, mentre nelle vie limitrofe, come Via Fratelli Bandiera, Via Felice Cavallotti, Via Lorenzo Valla ecc., nacquero le palazzine, che permisero una più ampia speculazione edilizia, speculazione che andò via via intensificandosi in accordo col nuovo piano regolatore fascista del 1931 che prevedeva il massimo sfruttamento possibile dei terreni.
L’INCIS (Istituto Nazionale Case per gli Impiegati Statali) urbanizzò Via Giacinto Carini che sostituì ben presto la più aristocratica Via Poerio. Analogamente a quelli di Via Poerio sorsero negli anni í20 i villini della Circonvallazione Gianicolense (che ancora non era tracciata) e delle vie limitrofe. L’odierno Largo Ravizza, allora ingentilito da molti alberi, costituiva il centro del nuovo quartiere. Altre abitazioni di tipo residenziale si trovavano nella zona compresa fra le odierne Stazione di Trastevere e l’Ospedale San Camillo.

Anche questi villini erano abitazioni a due piani, circondate dal verde dei loro stessi giardini. Le famiglie che costruirono qui si costituirono in cooperativa, la quale poté acquistare il terreno ed usufruire di un prestito statale venticinquennale, ad un tasso particolarmente vantaggioso, a condizione che i costruttori si attenessero ad alcune regole di decoro e di economia: un solo ingresso, un unico bagno, una zona verde di rispetto attorno alla casa. Gli abitanti di questi villini erano funzionari statali, anche di alto grado.

Per quanto concerne la zona degli ospedali, va ricordato che negli ultimi anni fra il 1925 e il 1935 si destinò l’area all’edificazione delle strutture sanitarie, vista l’eccezionale salubrità del luogo; iniziò così una prima, massiccia urbanizzazione di quello che fino a quel momento aveva costituito un angolo semirurale della capitale.
L’Ospedale San Camillo, progettato nel 1919 e all’epoca intitolato alla Vittoria (si era al termine della I Guerra Mondiale) soffrì della mancanza di fondi e dovette aspettare gli anni del Fascismo, tra il 1929 e il 1931, per poter essere ultimato e intitolato, ovviamente, Ospedale del Littorio.
La costruzione dell’Ospedale chiamò in zona un gran numero di operatori sanitari, per i quali vennero costruiti i primi, grandi palazzi sulla Circonvallazione. Queste nuove abitazioni erano caratterizzate dalla presenza di piccole unit� abitative, nessuna zona di rispetto adibita a verde, insomma, avevano le caratteristiche della corrente edilizia popolare.

Accanto all’Ospedale del Littorio, sorsero negli stessi anni il Carlo Forlanini, dal nome dell’inventore del pneumatorace (la macchina che mette a riposo uno dei polmoni malati, immobilizzandolo fino alla guarigione) e il Lazzaro Spallanzani, specializzato nelle malattie infettive, una sorta di moderno lazzaretto, costruito a tempo di record per il timore che la terribile epidemia di colera scoppiata a Napoli potesse propagarsi alla vicina capitale.
Come si può immaginare, anche questi ospedali, con il loro esercito di medici ed infermieri, richiesero la costruzione di nuove abitazioni